Undici racconti. Undici come i componenti di una squadra di calcio. E che, nel Calcio o nel Pallone, trovano un unico comune denominatore. Calcio vissuto come scuola di vita e formazione giovanile, come realtà onirica nella quale rivivere affetti ed emozioni o come universo parallelo che può raccontare in modo diverso la storia di un Campione. Calcio come le partite interminabili giocate in Pineta o come forgiatore di amicizie. Calcio vissuto come un’utopia o come una passione estrema. Il Calcio che non c’è più, quello degli anni ottanta/novanta, e quello che c’è ora, dieci anni dopo il duemila. Mondi cosi diversi tra di loro ma che mantengono vivo, sempre e comunque, una cosa che non ci lascerà mai: il bambino che è in noi. E che fa di ogni tifoso, un immortale Peter Pan.
Alessandro Aquilino ha 36 anni. La maggior parte dei quali passati a giocare a Calcio e a seguire la Lazio. Si diletta a lavorare nel mondo del commercio, ma il suo sogno nel cassetto è scrivere capolavori letterari seduto nel suo studio affacciato sul Lago di Trevignano. Ma non ha il tempo per farlo e tanto meno uno studio che si affaccia sul lago. Quando, a quindici anni, un suo coetaneo, durante le vacanze in Calabria, gli chiese se, nel campeggio, ci fossero parecchie ragazze con cui dilettarsi, lui lo guardò diffidente e gli rispose: “Non lo so…ma c’è il campo di calcio…”. Risposta che darebbe anche oggi.